E dunque, il vaccino.

Al primo vaccino ci arrivo stordita come si deve, come è appropriato ad una mammalia che si rispetti quando ci si appresti a fare qualcosa che si sa per certo darà fastidio al cucciolo.

Al secondo vaccino ci arrivo meno stordita ma con un disagio più profondo e più strutturato: lo stato di ansia e stritolamento di budella dipende dall’intenzionalità dell’atto, ovvero mettersi in macchina e andare in un posto PER farle fare le punture.

Prendere una bambina sana, mia figlia sana, e metterla volontariamente su un lettino dopo il colloquio col categoria protetta di turno.
Per carità, sante categorie protette, ma magari ai colloqui vaccinali mettiamoci qualcuno che sia in grado di fornire, insieme a delle informazioni precise, anche un po’ di aria professionale e orientata al paziente così da ottenere un minimo garantito di sicurezza. Noi abbiamo altri modi di ottenere quelle informazioni e quindi pazienza, ma per molti altri, quasi tutti, quella è l’occasione unica per avere quelle informazioni. Dopodiché c’è Google e l’autismo.

Prendere una bambina sana, mia figlia sana, e metterla volontariamente su un lettino.
Poi. Guardarla dritta negli occhi mentre ti guarda dritta negli occhi e.
Urla.
Urla di stupore brutto e di dolore. Un dolore che tu sai, un dolore di cui tu conosci l’origine e sei lì a tenerla pure ferma e a dire stronzate, lei urla e tu senti muovere l’istinto: prendere a calci chi le fa del male…ah no.
Arrivederci.

Ecco poi dopo, fuori, mentre aspetti la mezz’ora di rito prima di andare via e la consoli, allora il battito torna un po’ più normale e capisci di che colore sono le pareti, chi altro c’è attorno, noti delle cose.

Noto che nessun altro allatta. Da dire c’è anche che gli operatori sconsigliano di allattare nei pressi della somministrazione del vaccino: prima meglio di no perché da sdraiati poi urlano e potrebbe tornare su, poi meglio di no perché urlano e se c’è una manifestazione allergica magari gli va di traverso, si strozzano, un macello. Non so dire quanto siano queste precauzioni sensate e scientificamente più valide dell’effetto anestetico e calmante della santa santissima tetta. Noi comunque trasgrediamo, la tetta la prende prima ET dopo, se mi sgridano gli improvviso qualcosa e in ultima istanza, dato che non ce ne approfittiamo mai, gioco eventualmente il jolly: guardi suo padre qui presente è pediatra. Sottotesto: famo come ce pare e tu in caso si metta male sei salvo.

Noto i poster informativi. Quello sul meningococco è chiaro e ben fatto, poche parole, quelle che servono, pochi colori, un solo font (incredibile!) e l’immagine degli orsetti.
Una fila di dieci orsetti, nove sorridenti dritti dritti, uno sorridente caduto.
Morto.
Perché su dieci bambini che contraggono la meningite, uno muore.
(E parecchi riportano comunque danni permanenti bruttarelli).

Noto un altro poster, un disastro grafico incomprensibile. Ci concentriamo su questo. Pur avendo noi a cuore la questione dell’ignoranza profonda dilagante che sta facendo abbassare la percentuale di bambini vaccinati, e quindi pericolosamente riproponendo la presenza di alcune malattie, ci mettiamo a fare battute sull’incapacità comunicativa del ministero. Che è un problema reale secondo me, però tra uno buono e uno cattivo, noi abbiamo scelto il cattivo. E se noi siamo capaci di questo, figuriamoci di cosa sono capaci quelli del movimento contro i vaccini.
(Già la connotazione di “movimento” è inquietante. Nelle cose di scienza non ci sono punti di vista, c’è l’evidenza scientifica e basta. E invece stiamo qui ancora a discuterne, in un paese in cui si è dato modo a dei giudici di sindacare l’opposto di una verità scientifica).

Ma io posso arrivare a capire alcune istanze del movimento antivaccinale. Si, posso.
La preoccupazione concernente il farmaco, io la capisco. Condivido un certo sospetto nei confronti dei farmaci e dei medici. Nel corso degli anni ho attraversato fascinazioni per diversi stili di cura e felice come una pasqua dopo essere passata perfino per la cristalloterapia vivo felicemente immersa nelle certezze scientifiche, sia che riguardino farmaci di sintesi, sia che riguardino le sacre erbe della sacra Terra, sia che riguardino l’effetto placebo. Le conoscenze che si integrano mi esaltano, la verità scientifica di alcune pratiche che ci racconta l’etnobotanica mi esalta, mi esalta capire quali tradizioni di cura erano simboliche e quali no. Mi esalta come gli antichi utilizzassero con dovizia l’effetto placebo e quanto noi non siamo in grado di utilizzarlo avendo perso la fede. Qualunque fede.

Ma muoversi in questi terreni richiede un sacco di umiltà.

Stiamo cercando di operare una rivoluzione culturale in cui la nostra personalità ha più valore, in cui sentiamo che le nostre scelte valgono di più, cambiano le cose, lasciano impronte nel mondo. E questo, da sé, sarebbe auspicabile.
Non riusciamo però a farlo senza smontare tutto indiscriminatamente. E’ un moto un po’ adolescenziale, in cui il bisogno di affermare la propria identità e le proprie competenze deve necessariamente passare per il radere al suolo ciò che fino a quel punto è esistito. La possibilità di cambiare punto di vista in maniera meno assoluta e più lenta ma più ponderata è reso impraticabile dalla smania del sentire di aver dato una svolta alla propria vita prendendo decisioni forti e indipendenti.

Abbiamo bisogno di sentire che gestiamo la nostra salute in maniera autonoma. Il vaccino fa paura, è una somministrazione invasiva su un paziente sano. La medicina preventiva fa paura, non si capisce di cosa è fatta perché per quanto rifiutiamo l’ipermedicalizzazione, siamo in realtà in cerca di rimedi solo ed esclusivamente di fronte al sintomo. Se non vedo un sintomo, non cerco cura. La prevenzione è misteriosa.
Sul contagio non abbiamo le idee molto chiare, basta osservare in quanti scelgono la terapia preventiva a base di mix di organi interni di anatre portatrici sane di influenza di tipo A, rispetto a quelli che sanno che i “malanni stagionali” sono virus che si diffondono per contagio e che questo si argina con pratiche igieniche e accortezze “sociali”. Accortezze facili facili tipo lavare le mani e non favorire il contagio. Ma tu prova a dire a chiunque di lavarsi bene le mani appena entrato in casa tua e/o di non venire a trovarti se sta poco bene e sicuro ti pigliano per paranoico, mentre è normale per tutti “stimolare il sistema immunitario”, frase numero uno nei piani marketing della stagione inverno delle case produttrici del naturale che vi sembrano tanto etiche. Parlo di cose che so: le ho fatte tutte).

Tutte le idee sbagliate che circolano sui vaccini sono sempre le stesse da tanti anni e continuano a non avere uno straccio di prova scientifica che sia una prova come dio comanda, eppure infestano come il colera nell’acqua di soho.
Si legano alle paure, sacrosante, di tutti noi. Sono i demoni della modernità, dato che non crediamo più ai demoni di un tempo, non abbiamo più le storie del terrore attorno al fuoco e allora quelle vengono sostituite da “io conosco uno che”, “io ho visto dei bambini che”, “io ho letto che”. I fatti sono i nemici della conoscenza. Sempre.
Sono idee che entrano in risonanza con le cose che temiamo di non poter controllare, e infatti ci inventiamo cosmogonie di poteri che ci controllano e complotti mondiali. Ma il complotto più potente di tutti è sempre stato l’ignoranza e da che mondo è mondo, il non sapere insieme alla paura hanno creato solo orrori.

Vorrei non sapere più di un bambino-orsetto caduto, e invece ogni tanto succede.

Questa adolescenza dell’umanità non vorrei mai portasse ad una futura necessità di pentimento. Vorrei che questo bisogno di essere in maniera diversa nel mondo portasse consapevolezza. Scegliere di vivere in una maniera più naturale e tollerabile sia per noi che per il pianeta non dovrebbe prescindere dalla scienza, non dovremmo cercare di tornare all’età della pietra. E in quel caso, se doveste sceglierlo, vi voglio vedere nelle capanne, senza smartphone, senza abbigliamento in cotone biologico pagato a peso d’oro. Vi voglio vedere senza medicine, nemmeno “solo quando serve”, vi voglio vedere pronti alla selezione naturale, perché non ci pensate mai, ma i prescelti, quelli da non replicare, per Madre Natura, potreste essere voi.

Post scriptum:
Mia figlia ha iniziato a lallare (e di brutto!) il giorno dopo della somministrazione della seconda dose di pneumococco ed esavalente. Secondo lo stile di correlazione causale di due eventi correlati invece in maniera casuale e temporalmente vicini, tipico della filosofia antivaccinale, potremmo attribuire ai vaccini lo straordinario potere di far lallare i bambini, uoah.

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